Tullio Serafin

Figlio di poveri pizzicagnoli, nacque, come i suoi tre fratelli, in una frazione di 850 abitanti che all'epoca (1 settembre 1878) si chiamava ancora Santa Maria del Fiore. Sarebbe diventata Rottanova dopo il disastroso straripamento del canale Gorzone. Per le sue prime lezioni di musica, egli percorreva a piedi 14 chilometri al giorno.

A 14 anni approda a Milano dove, per mantenersi al conservatorio, dà lezioni di canto o meglio suona il piano per un maestro che insegna vocalità.Nel 1898 si diploma in violino con Gerolamo De Angelis e in composizione con M. Saladino e Gaetano Coronaro. Mentre era ancora allievo già suonava viola e violino nella orchestra della Scala e, con lo pseudonimo di Alfio Sulterni, ventenne, dirige alla sal Follia un "Elisir d'amore". Toscanini lo "pizzica" e ne fa il suo sostituto offrendogli l'occasione di debuttare a Ferrara come maestro direttore e concertatore nella stagione 1902-1903 con "Aida" e "Germania". 
Poi è la gavetta nella provincia italiana ma anche al Regio di Torino e quindi in giro per l'Europa fino al Covent Garden e, oltre oceano, nelle due Americhe. Tra il 1910 ed il 1914, alla Scala concerta "Parsifal", "Arianna e Barbableu", "Isabeau", "La Pskowitana" (di Rimsky Korsaakow), "L'amore dei tre re" e "La nave" di Montemezzi.
 
Poi è a Buenos Aires dove al Colòn inizierà una collaborazione destinata a restare storica per non dire leggendaria. Nella primavera del 1922, Tullio Serafin è a Parigi, al teatro dei Campi Elisi dove presenta una gran stagione operistica con sole voci italiane. Nel marzo di due anni dopo dirige al Metropolitan di New York e come primo direttore, vi resta una decina d'anni: 1924-1934. Si sposò nel 1915 con Elena Rakowska, soprano polacco nata a Cracovia. Dal matrimonio dei due artisti nacque, nel 1916, Vittoria, figlia unica. Alla sua tavola sedette, per mesi, anche Maria Callas che, delusa dopo il debutto italiano a Verona (nessuno voleva aprirle altri teatri), fu praticamente adottata da Serafin, suo vero "talent scout" artistico.

Bibliografia: Daniele Rubboli

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